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TULLIO IL BUGIARDO

14 Lug

Tullio il bugiardo

 

Margherita non era una brutta donna, ma non si poteva neppure dire che fosse una bellezza.

Era, inoltre, arrivata all’età di trentasei anni senza essere mai stata con un uomo.

In tutti i sensi.

Era una donna colta, amante del bello, a suo modo brillante, solo che era totalmente incapace di valorizzarsi.

Era timida e vestiva, di conseguenza, abiti che la facevano passare inosservata: gonne oltre il ginocchio, stile anni ‘50, ampi maglioni che non ne mettevano certo in risalto le forme, e poi capelli pettinati all’indietro e raccolti in una crocchia che ormai nessuna donna più usava farsi; infine, non adoperava nessun tipo di trucco, né rossetto, né fondotinta, né altro.

Ovviamente s’era trovata un impiego come semplice segretaria, della quale aveva il classico aspetto, anche se avrebbe potuto puntare ad un lavoro più gratificante e importante.

La vita di Margherita era un po’ come il suo aspetto: non si poteva dire che fosse infelice, ma neppure felice.

Viveva sola, senza neppure un animale da compagnia, e terminato l’orario d’ufficio correva subito a casa: alcuni lavori domestici, una cena veloce ed insipida come lei, poi un libro ed alle dieci e mezza era già a letto e questo per tutti i giorni delle settimane, dei mesi e degli anni della sua vita, compresi i sabati e le domeniche.

Margherita non poteva, però, prevedere che a trentasei anni, dopo oltre otto di lavoro nello stesso posto, la sua vita sarebbe cambiata con la rapidità e l’irruenza di un temporale estivo.

Era stato appena assunto, nella sua stessa società, un nuovo funzionario, Tullio e, non appena lo vide, Margherita sentì per la prima volta nella sua vita un tuffo al cuore.

Non avrebbe saputo descrivere cosa fosse quell’emozione, perché mai prima di allora ne aveva provata un’altra di uguale intensità: quello era amore, amore a prima vista, il più devastante e anche il peggiore.

Ovviamente Margherita tenne tutto dentro di sé, com’era nel suo carattere schivo, ma la sua vita cambiò: ora, a casa, passava le serate e le notti a pensare a quell’uomo bellissimo, un uomo che non solo non l’aveva mai guardata, ma neppure si era mai accorto di lei e quel pensiero le faceva accendere un fuoco nel ventre.

Tullio aveva trentasette anni, era un frequentatore di palestre ed happy hour e vestiva sempre con estrema eleganza.

Intellettivamente era un mediocre con la capacità, però, di affascinare le persone, soprattutto quelle di sesso femminile.

Lui era riuscito a superare alcuni esami universitari solamente grazie al suo charme; riusciva sempre a farsi prestare denaro un po’ da chiunque, visto che il suo tenore di vita ne richiedeva quantità sempre maggiori, e quando si era presentato per l’impiego, era stato assunto al volo, riuscendo a convincere il capo del personale di avere capacità che, invece, non possedeva affatto.

Era stato fin da subito l’idolo delle impiegate di sesso femminile che gli sbavavano dietro, al punto di svolgere parte del suo lavoro mentre lui andava a fare shopping o a giocare a tennis.

Poi, un giorno, finalmente, guardò anche Margherita… e Margherita si sentì morire.

Non si sa per quale motivo, con tante ragazze a disposizione, Tullio cominciò a corteggiare proprio lei: più volte la invitò a cena, cosa che lei sempre rifiutò con cortesia, poi le mandava fiori, l’attendeva all’uscita per offrirle passaggi a casa che lei non accettava, visto che abitava a pochi isolati dall’ufficio.

Ma alla fine anche la timida Margherita cedette.

Quell’uomo le piaceva troppo e lei aveva avuto così poco dalla vita… e solo ora se ne rendeva conto.

Accettò per la prima volta un invito al ristorante, dove lei non era mai stata, neppure per le cene di fine anno al liceo, né per quelle fra colleghi; poi fu la volta di un teatro (lui sapeva che il teatro fa più colpo del cinema: i film sono roba da adolescenti) e, infine, venne anche il giorno in cui fecero l’amore, la prima volta in assoluto per la donna, una delle tante per Tullio.

Nonostante Margherita fosse troppo felice, per la prima volta, forse, nella sua vita, continuava a chiedersi cosa mai un uomo tanto meraviglioso trovasse in lei.

Sapeva dei suoi piccoli problemi di denaro ed arrivò a pensare, vergognandosene, che lui mirasse a quello: non che Margherita ne avesse molto da parte, ma quei mesi di felicità sarebbero valsi, comunque, ogni centesimo e, se lui glielo avesse chiesto, lei gli avrebbe dato tutti i suoi risparmi.

Ma Tullio non le chiese mai nulla, tanto meno del denaro.

Cercò allora di meritarsi le attenzioni dell’uomo: cambiò pettinatura, rifece il proprio guardaroba con abiti più moderni, anche se non proprio spregiudicati e cominciò a truccarsi.

Anche così Margherita non poteva dirsi bella, ma carina ora sì, interessante ora sì.

Poi, durante un week-end passato insieme in montagna e dopo una notte di passione, mentre lei, sveglia, lo guardava dormire e guardava il suo corpo nudo, abbronzato, notò quel piccolo segno bianco inequivocabile: un anello all’anulare sinistro.

Non appena l’uomo si svegliò, Margherita, quasi in lacrime, gliene chiese conto.

Sai, aspettavo il momento buono per parlartene, le disse lui carezzandole le guance ed asciugandole al tempo stesso le lacrime, è vero, ho una moglie, ma stiamo per separarci e, non appena sarò libero,io e te  andremo a vivere insieme.”

E margherita gli credette e passarono altri mesi della loro relazione; lui la rassicurava che le pratiche erano sì lunghe, ma procedevano bene: ancora pochi mesi e poi… e lei gli credette.

Un mattino, mentre lui era in bagno a fare la doccia, dai suoi pantaloni cadde il portafogli: all’interno c’era la foto di una graziosa biondina e di due bambini.

Ancora una volta Margherita sentì un tuffo al cuore, ancora una volta, piangendo, gli chiese ragione.

“E’ proprio questo il motivo per cui le pratiche vanno a rilento, si giustificò lui, sai quando ci sono i figli di mezzo… ci sono problemi legali, gli alimenti, e se non te ne ho parlato fin ora era per non turbarti e non farti preoccupare” e ancora una volta Margherita gli credette, perché voleva farlo.

Ma i mesi passarono, ne passarono tanti da fare altri due anni e nulla di nuovo accadeva: ora la vita di Margherita non era più così felice e neppure serena.

Sempre giustificazioni, risposte vaghe, week-end saltati all’improvviso per problemi di famiglia… e così Margherita si ammalò.

Cadde in una depressione tremenda: non le riusciva più di mangiare, di dormire, dovette chiedere anche una lunga aspettativa al lavoro.

E un giorno vide lui, il suo amato, presentarsi a casa sua con una elegante valigia in mano ed un pacco nell’altra.

Sono venuto a vivere con te, non ti lascio più, ma voglio che tu guarisca”, furono le sue parole… e lei ci credette.

Nel pacco che lei aprì senza ansia, visto che la malattia le aveva tolto ogni slancio emotivo, c’era un gattino, un micino vivo.

Margherita pianse di felicità e tenerezza su quell’esserino, stringendoselo al seno.

Furono lunghi mesi durante i quali Tullio non la lasciò mai, giorno e notte: prima in ospedale, dove dovette essere ricoverata per un collasso nervoso, poi a casa.

Lui le faceva la spesa, pensava alla casa, al pranzo, non andava più neppure a fare footing o in palestra, per starle vicino.

Così lentamente, Margherita cominciò ad uscire dal corridoio buio dove la sua vita si era rifugiata e ricominciò a sorridere e a vivere; finalmente la donna guarì: ora stava bene, dormiva, mangiava, era di nuovo felice e avevano perfino progettato di festeggiare insieme la guarigione e il capodanno imminente.

Poi, la sera del trentun dicembre, mentre lei, trepidante, finiva di truccarsi per uscire, squillò il telefono: era lui.

Scusami, amore, ma purtroppo c’è un contrattempo: devo andare con mia moglie a una festa a casa del mio avvocato, per mettere a punto gli ultimissimi dettagli per la separazione. Dopo sarò tutto tuo ed avremo tantissimi capodanni insieme”.

Margherita si specchiò: nella sua toeletta da gran sera si sentì ancora più stupida, ma questa volta lei non gli credette.

Eppure nemmeno allora ebbe il coraggio di lasciarlo.

Aveva capito che, trascorso il pericolo per la sua salute, della quale lui si sentiva responsabile, tutto ricominciava come prima, che lui non avrebbe mai lasciato sua moglie, probabilmente infelice quanto lei, e i suoi figli; lui andava preso così, perché lui era Tullio il bugiardo.  

 

 
1 Commento

Pubblicato da su luglio 14, 2012 in Racconti

 

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Una risposta a “TULLIO IL BUGIARDO

  1. samarcanda

    luglio 18, 2012 at 6:25 am

    a volte bisogna accontentarsi delle briciole, poi verrà il momento che non basteranno nemmeno quelle ed allora sarà la ribellione o la fine.

     

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